"Pensiamo - è scritto in una lettera inviata al sindaco di Policoro Rocco Leone dal comitato in difesa dell'ospedale di Tinchi, dopo che il primo cittadino aveva a sua volta scritto per richiedere lo spostamento della dialisi da Pisticci alla città d'Ercole - che quando si scrive una lettera (ad un ministro, presidente di regione, assessore regionale) occorrerebbe essere prudenti e, soprattutto, ben certi di quello che si scrive. A volte, sa, delle inesattezze anche inconsapevoli potrebbero addirittura non far raggiungere l’obbiettivo prefissato.
La prima di tali inesattezze è che la paziente nel reparto dialisi di Tinchi è deceduta dopo la seduta di dialisi e non mentre effettuava la dialisi.
La seconda è “la donna è morta in quanto non sarebbe stato possibile rianimarla” come riferisce lei nella sua lettera. E qui è stato attento, ha usato il condizionale. Ma lei sapeva, o avrebbe dovuto sapere se avesse avuto l’accortezza di informarsi, che la signora, dopo l’arresto cardiaco è stata rianimata dall’equipe medica secondo le procedure che il caso prevedeva. Sa dottore, lei sa bene che dopo un arresto cardiaco, i tempi di intervento sono molto ristretti. Bisogna intervenire entro dieci minuti. Ogni minuto che passa si abbassa del 10% la possibilità di cavarsela e, paradossalmente, il personale medico di un reparto dialisi collocato in una struttura dotata di Utic e rianimazione deve comunque intervenire anche se si è attivato il rianimatore che spesso può non essere immediatamente reperibile perché impegnato in un altro piano dell’edificio o che non risponde immediatamente al cellulare o è momentaneamente andato a soddisfare un suo bisogno fisiologico. Certo, magari dopo che il paziente è morto in un reparto dove c'è anche la rianimazione, è facile dire e giustificarsi con “ma è intervenuto il rianimatore”.
“Lungi da me qualsiasi intento di strumentalizzazione di questa tragica vicenda che, anzi, mi vede solidale e partecipe al dolore che ha colpito la famiglia della signora residente nella vicina Scanzano Jonico” afferma nella sua lettera, ma non è sufficiente per dimostrare che lei non abbia deliberatamente voluto strumentalizzare la drammatica vicenda. Perché lei è recidivo e ha già dimostrato di essere un populista campanilista (basta leggere http://www.pisticci.com/politica/3996-il-sindaco-leone-insiste-qdialisi-a-policoroq-e-intanto-trova-la-soluzione-anche-per-tinchi) e le risposte dei lettori.
Nella sua lettera lei sente l’esigenza di ribadire troppe volte il concetto che la vicenda non è stata da lei strumentalizzata per meri scopi politici o campanilistici. Lo ribadisce troppe volte, per essere credibile. Perché lei è medico e sa che la rianimazione viene fatta comunque in reparto dialisi. Non a Tinchi! In tutta Italia! E la struttura di Tinchi è eccellentemente adeguata sia per il personale medico sia per l’attrezzatura in dotazione. A Tinchi ci sono corsi di rianimazione cardiopolmonare per i nefrologi e infermieri in caso di emergenze cardiologiche nei pazienti in dialisi, ma pratici, non teorici! O lei, signor Sindaco vuole insinuare che a Tinchi non ci sono le professionalità necessarie nel reparto dialisi? Lei dovrebbe sapere, da medico, che in Italia oltre il 60% dei centri dialisi è gestito in convenzione dai privati con la sola presenza del nefrologo e del personale infermieristico, senza un reparto di rianimazione. Lei dovrebbe sapere da medico che a Potenza, nostro capoluogo di regione, c’è un centro privato di dialisi accreditato e non c’è la rianimazione.
Lei da medico dovrebbe sapere che nella vicina Taranto ci sono due centri dialisi. Il centro Santissimi Medici con 102 pazienti e il Diaverum con 60. E non c’è la rianimazione.
Lei dovrebbe sapere che da quando a Tinchi c’è la dialisi, in tanti anni sono avvenuti 4 decessi di pazienti dializzati, nessuno dei quali collegato alle cure ricevute o alla seduta di dialisi o alla presunta mancanza della rianimazione.
Se fossimo stati campanilisti come lei ha dimostrato di essere parleremmo, ma non lo facciamo, delle decine di decessi molto anomali, dovuti alla disorganizzazione e al pressapochismo che questa comporta, registrati nel nosocomio del comune che lei amministra. A Tinchi tanti morti non li abbiamo mai avuti.
Sia chiaro non è rivolto a lei, ce ne guarderemmo bene e non ci permetteremmo neanche di pensarlo perché comunque vogliamo credere nella sua buona fede (anche se ci riesce molto difficile), ma se noi fossimo medico e sindaco e avessimo scritto una lettera come la sua, se avessimo scritto una lettera come la sua dopo la disgrazia che ha colpito la donna a Tinchi, ci sentiremmo indegni come sindaco, medico e uomo".
(Comunicato stampa)
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