É la seconda presentazione ufficiale del libro digitale che tratta il difficile passaggio tra la Prima e la Seconda Repubblica. La prima presentazione si è tenuta a Roma in gennaio, presenti Luciano Violante, l'editore Paolo Messa e Luca Josi.
La replica policorese è stata fortemente voluta dall'autore nato proprio a Policoro. Anche in quest'occasione De Pizzo era accompagnato da nomi eccellenti del panorama politico nazionale: il banco dei relatori ospitava infatti i senatori Filippo Bubbico e Gian Paolo D'Andrea e l'onorevole Cosimo Latronico, a moderare il giornalista Ruben Razzante. Bravi saluti anche per il Sindaco Rocco Leone, per il consigliere Gianni Di Pierrie e per l'Associazione Culturale Calliope, organizzatrice dell'evento, nella persona di Giuseppe Prati.
Gli interventi, a partire da quello di De Pizzo, insistono su quanto sia necessario che la politica riprenda la riflessione su sé stessa dopo un ventennio, quello della Seconda Repubblica, che pur aprendosi sotto i migliori auspici, come ricorda puntualmente D'Andrea, non ha saputo portare a buon fine i compiti che la storia gli ha messo di fronte. A guardare indietro, dopo Tangentopoli la struttura istituzionale italiana non è stata in grado di superare la paralisi di una classe politica mutilata. Dopo il biennio 1993-94 la politica non ha rappresentato più lo strumento a disposizione dei cittadini con il quale alimentare la speranza per il futuro e il proprio progetto di progresso.
Nel vuoto lasciato dalla estinzione della Prima Repubblica si sono insinuati poteri forti di altra natura. Secondo il Senatore Bubbico questi poteri sono responsabili probabilmente di eventi di delegittimazione e decostruzione delle istituzioni politiche al fine di promuovere la proliferazione l'evoluzione di questi stessi poteri. In questo contesto, il sempre maggior peso politico della magistratura e di alcuni magistrati in particolare ha prolungato la malattia della nostra classe politica fiaccando ulteriormente le sue forze residue. Aggiunge il Senatore che non può sapere se Tangentopoli sia il frutto di un colpo di Stato, domanda postagli da Razzante; tuttavia nella storia italiana si possono scrgere molti eventi che tradiscono interessi anti-italiani.
Di altro avviso il Senatore D'Andrea che stigmatizza le teorie complottiste, indicando il complotto come un'interpretazione successiva di atti di inspiegabile stupidità. Anche per D'Andrea però la politica della Seconda Repubblica è stata fallimentare e segnata da incapacità di riflessione e dalla demagogia più sfrenata – il senatore ricorda come solo 1/3 del Debito Pubblico sia stato contratto nella Prima Repubblica, la maggior parte del quale è cosa degli ultimi venti anni.
Ci viene raccontata una classe politica inconsapevole delle proprie responsabilità e tenuta in scacco da una magistratura che più o meno consapevolmente si allontana dal proprio compito essenziale e dalle proprie responsabilità istituzionali per occupare quegli spazi lasciati vuoti dal fallimento parlamentare. E l'interrogativo che si pone l'Onorevole Latronico suona sinistro in questo contesto: “Cambiare il mondo è compito della magistratura?”. Il Decreto Conso assunse la difficile sfida di mediare tra le esigenze di indagine e giustizia dei magistrati e le necessità di fare politica dei parlamentari.
Non ci riuscì.
E a 20 anni di distanza è il senatore D'Andrea che si ritrova a relazionare un progetto di legge per il Governo Monti – racconta – che ha come oggetto le spese e i rimborsi elettorali e alcuni provvedimenti anti-corruzione; come già fece presentando la Legge 515 che verteva su identiche istanze nel 1993. [vimeo http://www.vimeo.com/69422649 w=500&h=275]
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