domenica 22 settembre 2013

Pittella e Lacorazza e i rifiuti del petrolio lucano



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Il petrolio si estrae se ci sono le condizioni ambientali ed economiche, e la seconda prescinde inderogabilmente dalla prima. Condizioni che non esistono in questa regione ampliamente dimostrate nel nostro smemorandum in camper del 2011 insieme ad Ola in giro per la Basilicata . Mentre tutti rincorrono a stalla vuota e governo latitante di scippare le condizioni economiche, o peggio percentuali sulle royalites (dimenticando le franchigie) allo stesso modo di come fanno comuni che non hanno saputo difendere i propri territori dalle multinazionali del petrolio e dal partito unico del petrolio, tutti si dimenticano delle condizioni ambientali. Parliamo del pericolo che corre il patrimonio idrico lucano e le economie locali che non sono compatibili con le estrazioni petrolifere. Tra le condizioni ambientali ve ne sono due molto critiche : il consumo di acqua e la produzione di rifiuti. L’estrazione petrolifera consuma per un barile di greggio otto barili di acqua (16 barili d’acqua sul pericoloso fracking).

L’acqua è un bene primario che è utilizzato non solo per il potabile ,per l’agricoltura ,l’allevamento e soprattutto le attività industriali (nessuna industria esiste senz’acqua) e soddisfa il fabbisogno di due regioni e milioni di abitanti. Per produrre un solo barile di greggio (circa159 lt) si producono circa 37 Kg di rifiuti solidi e liquidi da smaltire (fonte A.p.i, american petroelum institute) .Ad esempio su 90.000 barili lavorati si produrrebbero circa 3.330 tonnellate di rifiuti al giorno da smaltire. Ci sarebbero poi da quantizzare i rifiuti prodotti dalla perforazione dei pozzi o dai work cover (pozzi definiti di manutenzione quando si ri-trivella a fianco dei vecchi esistenti), valutati in circa un barile e mezzo di rifiuti liquidi e solidi per piede trivellato (circa 30 cm di profondità), che significa generare circa 4,7 milioni di litri di rifiuti dopo aver trivellato un pozzo di circa 6000 mt (fonte A.p.i.).La domanda sorge spontanea per gli aspiranti governatori lucani, come e dove è prelevata l’acqua necessaria per le estrazioni petrolifere e dove saranno smaltiti i rifiuti petroliferi prodotti visto che già ora non si sà più dove smaltirli ? considerato che, sia Pittella sia Lacorazza non sono abbastanza chiari sui pozzi che restano e quelli che eventualmente autorizzerebbero? Pozzi di reinezione? Depuratori modello Tecnoparco ? Discariche dei fanghi petrolifere? Ci auguriamo che prima di approcciarsi in termini politici alla questione i due aspiranti governatori lo facciano in termini tecnici e si studino le faglie sismiche, le falde idriche superficiali, sotterranee e l’impatto che le discariche e l’inquinamento hanno sulla salute delle persone (i miasmi di Tecnoparco stanno insegnando qualcosa?). Infine il principio di precauzione è stato fatto proprio dai responsabili delle Valutazioni d’Impatto Ambientale della regione Basilicata?

A Pittella, Lacorazza e tutti gli aspiranti governatori della regione Basilicata pro estrazioni petrolifere ci sentiamo di dire che non vogliamo assolutamente altre discariche in regione (compresi i pozzi di reinezione) di rifiuti petroliferi. Non vogliamo assolutamente che altre valli della Basilicata siano danneggiate dalla filiera dei rifiuiti petroliferi in primis la valle del Sinni (dove dopo Senise, Sant’arcangelo, continua ad aleggiare un altro progetto di discarica di rifiuti petroliferi a Colobraro), la piana del Metapontino, le valli del Vulture e di tutte le parti della Basilicata ancora indenni dallo scempio delle estrazioni petrolifere (dopo l’esperienza della Val d’Agri e la Val Basento).

I lucani devono cominciare a chiedersi chi ci guadagna con il petrolio? Sicuramente chi lo estrae e lo vende e chi deve poi gestire il business dello smaltimento dei riifiuti. E ai lucani? Ai lucani resta l’inquinamento dell’ambiente.!!(noscorie)

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