martedì 3 settembre 2013
Trenitalia, dall’Alto Jonio in littorina sino a Taranto. Solo da qui treni dignitosi per il Nord
Trenitalia, nonostante i solenni impegni assunti dal governo regionale, continua imperterrita a penalizzare le popolazioni della costa jonica che restano letteralmente appiedate al punto che, per poter fruire di un trasporto ferroviario dignitoso, devono prima raggiungere la città di Taranto per poter salire sui treni che poi raggiungono il centro-nord dell’Italia. In pratica, per i calabresi della fascia jonica, è come se l’Italia iniziasse e finisse a Taranto. Ma per arrivarci nella città pugliese, partendo da Reggio Calabria e dai piccoli e grandi centri disseminati lungo lo Jonio, c’è da sopportare un vero e proprio calvario. Ore e ore di viaggio su un treno-finto, che assomiglia ad un girino, con una testa grande costituita dalla locomotiva e da un corpo piccolo, fatto di due sole carrozze. Un treno che viaggia su un unico binario ed a gasolio, a dispetto di una linea elettrificata mai andata a regime. Un treno che, come riferiscono le cronache quotidiane, spesso e volentieri si ferma per guasti e spesso, per indisponibilità di locomotori alternativi, viene sostituito, come è già successo alcune volte, dalle ormai cadenti e sferraglianti littorine ALn366 che ormai sono diventate la spina dorsale del trasporto regionale in Calabria.
A dispetto di quanto aveva promesso l’assessore regionale Fedele, che aveva garantito il ripristino da giugno di almeno due dei treni inter-city-notte a lunga percorrenza, attualmente le popolazioni dello Jonio, dopo aver fatto tappa a Taranto, possono raggiungere solo Milano e Bologna. Se invece, viaggiando di notte, vogliono raggiungere il Piemonte ed in particolare Torino, dove risiedono tantissimi calabresi, devono sottoporsi ad un ulteriore cambio-treno, questa volta a Bologna e niente meno che alle 4.30 del mattino, oppure raggiungere prima Milano e poi continuare per altre due ore per raggiungere il capoluogo piemontese, con un tempo complessivo di oltre 20 ore e dopo aver effettuato ben due cambi, mentre una famiglia, con al seguito molti bagagli e magari anche bambini/anziani, preferirebbe effettuare meno cambi possibile, anche se a scapito del tempo di percorrenza. Registriamo quindi che ancora una volta come la ferrovia di oggi sia decisamente lontana dalle reali esigenze di alcune tipologie di viaggiatori ed sia invece interessata quasi esclusivamente ad accontentare l’uomo d’affari, il manager, che si sposta da solo e senza bagagli, relegando al trasporto su gomma quell’enorme fetta di popolazione italiana-emigrante e non, che nei periodi festivi ed in quelli estivi come quelli attuali, si sposta da nord a sud per trascorrere le proprie vacanze. Strano ma vero: la forbice pubblica è stata implacabile solo con i treni della fascia jonica: rami secchi da recidere per migliorare la mobilità laddove forse ce n’è meno bisogno.(paese24)
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