lunedì 25 agosto 2014

L’EXPO E I BIDONI DI CATRAME

Per nulla sopresi dalle dichiarazioni fatte da Pittella e riportate sulla
Nuova del 23 agosto in merito al petrolio: Pittella afferma che eventualmente
potrebbe lasciare trivellare ulteriormente la Basilicata oltre i 180.000 barili
in ottica memorandum se lo stato riconosce i diritti sul petrolio alla
Basilicata, sullo jonio mai. Pittella farebbe meglio a smetterla di illudere i
sindaci con promesse di soldi e uno sviluppo legato al petrolio. Soldi che non
avrà mai perché i senatori bipartisan (soprattutto i lucani )hanno delegato il
governo a gestire la materia energetica sul proprio territorio, votando per
la modifica del titolo V della costituzione per l’espropriazione dei poteri
in materia energetica alle regioni e ai comuni. ,. Sono parole al vento le
barricate che lui e il sindacato vogliono alzare contro il governo se il
governo non riconosce diritti in tema di petrolio alla Basilicata (più soldi
e svincolo patto di stabilità). Il parlamento si deve muovere adesso e non
a titolo V approvato, tutti sanno che dopo non li penserà nessuno.
Le trivelle si fermano prima con la penna e poi con le barricate e nella
peggiore delle ipotesi i cittadini li fermeranno pacificamente come hanno
sempre fatto sul proprio territorio. Sullo Jonio intanto nel procedimento Via
della Transunion (una delle tante compagnie petrolifere che hanno avanzato
richieste sul mare) non risultavano ancora a maggio 2014 presso il Ministero
dell’Ambiente le contro-osservazioni della regione Basilicata. E’ facile
esprimersi contro le trivelle sullo Jonio (Pittello la fa da quando era
assessore) in attesa anche di ipotetici carri armati quando poi non seguono
gli atti alle parole.(http://www.olambientalista.it/che-fine-ha-fatto-
lopposizione-della-regione-basilicata/)
E’ grave che il governatore sul petrolio ne faccia solo ed esclusivamente una
questione di soldi ,perché dimostra di non conoscere affatto la sua regione in
termini ambientali ed economici. Partendo dalla risorsa strategica nazionale
che è l’acqua l’agricoltura, l’agroalimentare o il turismo. O meglio ancora la
tipicità di questa regione, che non è il petrolio, ma il cibo. Se purtroppo si
va verso la liquidazione petrolifera della Basilicata è forse è meglio
risparmiarci anche le risorse di bilancio per l’expo 2015, destinandoli al
sociale o agli ospedali con carenza di personale. Nessuno riconoscerebbe alla
Basilicata la sua tipicità, in quanto non potrà il prezioso cibo essere
sostituito dai bidoni di catrame o dai rifiuti petroliferi. Sarebbe assurdo
presentarci in un contesto mondiale dove si esalta il cibo e dove il brand è
natura, ambiente acqua, sostenibilità con un territorio martoriato dal petrolio
e dai rifiuti . Visto e considerato che i processi petroliferi sono molto
incompatibili con le produzioni tipiche locali su cui sono stati investiti
negli anni milioni di euro per il proprio lancio, e che ora grazie all’
operosità degli imprenditori locali hanno lustro e fanno da vetrina alla
Basilicata nella nazione e nel mondo. Il pecorino di Moliterno, i fagioli di
Sarconi, il peperone di Senise o la podolica dell’Appenino Lucano non possono
convivere con le trivelle o i rifiuti petroliferi.
Comparto agroalimentare che tutto il mondo ci invidierà, ci copierà e su cui
vorrà mettere le mani per accaparrarsi il vero petrolio italiano ,che è il
cibo, che dura per sempre e non termina mai in un territorio sano e non
inquinato..




incontro rifiuti a senise


https://www.youtube.com/watch?v=2h8_x4XFywM

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