domenica 27 ottobre 2013

Estrazioni Petrolifere : La Cgil Calabria dice NO



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Mentre la Cgil lucana sostiene il memorandum (raddoppio delle estrazioni petrolifere in Bailicata ) quella calabrese dice un secco NO sulle trivellazioni marine e anche a possibili ricerche petrolifere in terra calabra.
L’ha fatto pubblicamente con un documento diffuso all’incontro No Triv dei comitati locali a Rossano Calabro ieri sera 25 ottobre 2013 il dirigente comprensoriale della Cgil calabrese. Chiare e determinate le dichiarazioni fatte:
Dovessero essere autorizzate le trivellazioni, sarebbe negativo l''impatto su settori strategici e fondamentali come il turismo, la pesca, l''itticoltura, meritevoli questi si d’incentivi e sostegno anche per il loro forte impatto occupazionale, nonché d’imprevedibile misurazione sui fenomeni di erosione costiera, squilibrio dell'' ecosistema marino e quant''altro.
La CGIL Calabrese chiede al Governo nazionale di sospendere ogni autorizzazione in ipotesi e di convocare immediatamente un tavolo nazionale di confronto Istituzionale, sociale ed economico tenendo conto delle forti e condivise contrarietà già manifestate dal sistema Istituzionale locale e dalle forze sociali.
Che dire, tutto il contrario di quanto fa la Cgil lucana insieme anche agli altri sindacati lucani che vanno in pellegrinaggio dal ministro dello sviluppo economico Zanonato cercando di strappare condizioni economiche diverse sul fallito memorandum(raddoppio delle estrazioni petrolifere in Basilicata) , lasciando trivellare ulteriormente la Basilicata e non sprecando alcuna parola sulle estrazioni petrolifere nel mar Jonio.
A parlare di fallimento del memorandum con la firma del decreto ministeriale Economia e Finanze 12 Settembre 2013 (G.U. n 223 del 23/9/2013) previsto dall’articolo 16 del Decreto Liberalizzazioni (n.1/2012) sono gli stessi fautori, a partire dallo stesso De Filippo che ha pubblicamente affermato che la nuova normativa sul memorandum è “una schifezza” (http://www.radioradicale.it/organizzatori/comune-di-gallicchio).
In valore economico anni di proseliti sul petrolio in Basilicata da parte di promoter politici bipartisan non valgono nemmeno una raccolta di fragole nel Metapontino in cambio di ulteriori trivellazioni anche nei luoghi ancora non contaminati della Basilicata con conseguente danno ambientale e perdita di posti di lavoro nelle economie locali.
La Cgil lucana non solo cerca proseliti in un fallimento politico che si chiama memorandum, ma ha anche avuto la sfacciataggine di invitare il ministro Zanonato in Basilicata alla sua festa a Potenza proprio quando quest’ultimo con un suo decreto sul riordino delle aree marine soggette a trivellazione salvava il golfo di Venezia dalle trivelle in mare e condannava il mar Jonio perché tra i mari a suo dire a minore sensibilità ambientale(http://www.olambientalista.it/oggi-a-potenza-alla-festa-della-cgil-le-trivelle-del-ministro-zanonato/. Atteggiamenti di sigle regionali sindacali totalmente opposte che vedono in Calabria difendere le economie locali, lo sviluppo autopropulsivo di un territorio e il reddito dei lavoratori presenti e in Basilicata sponsorizzare un'attività industriale (imprese private ) che di lavoro ne porta poco o nulla, ma che incide negativamente sull'ambiente, sul reddito presente e futuro e sulla vita di chi un lavoro c'è l'ha già e rischia di perderlo per il pesante impatto ambientale delle estrazioni petrolifere.La Cgil lucana deve ancora capire che il poco petrolio a termina di bassa qualità lucano si estrae se ci sono le condizioni ambientali ed economiche e che la seconda condizione prescinde inderogabilmente dalla prima.Alla stato attuale in Basilicata però non sussiste ne la prima e nemmeno la seconda condizione per estrarre catrame.

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