Le parole di Rocco Leone, sindaco troppo pavido per pretendere che dia un nome e un cognome all’oggetto o agli oggetti delle sue polemiche, sembrano quelle di un ubriaco pieno di rancore, che si arrampica sugli specchi per trovare qualche argomento a sostegno delle sue illogicità: abbozza diversi discorsi senza approfondirne mai nessuno e passa continuamente di palo in frasca, con l’effetto di coinvolgere il lettore nei fumi dell’ubriachezza del suo ragionamento confuso e menzoniero.
Un peccato, anzi una vera sciagura, perchè se questa comunità potesse godere di un sindaco che si presta al dialogo democratico offrendo motivazioni sobrie e razionali alle critiche che gli vengono mosse e fosse disposto ad approfondire i temi che gli vengono posti davanti, invece di saltare furibondo e sconclusionato da un argomento all’altro, ne gioverebbero la risoluzione dei problemi strutturali di Policoro, il clima e la serietà del dibattito culturale e politico, in una parola la città intera.
Purtroppo non è così e oramai abbiamo imparato a conoscere il personaggio con cui ci troviamo ad avere a che fare. Così, dopo essere caduti diverse volte nelle trappole alticce (più o meno calcolate) di chi vuole trasformare il dibattito in rissa, abbiamo anche imparato ad ignorare le meschinità di chi è incapace di reggere un confronto civile e gli appelli all’isolamento da parte di chi non riesce nemmeno più a rendersi conto che, all’interno della comunità, non gode di quella credibilità indispensabile affinchè i suoi appelli vengano raccolti. Soprattutto abbiamo imparato a non lasciar coinvolgere una città che ha bisogno di sapere, di capire, di reagire e di trasformarsi, in una sbronza di bassa politica, in una rissa verbale che, sulle prime può anche appassionare lo spettatore dell’incontro di box, ma nella sostanza svia il dibattito dai fatti e si rivela culturalmente deleteria.
Noi parliamo dei fatti. Vogliamo dare al cittadino gli strumenti per stabilire da sè chi fra me e il sindaco Rocco Leone è il “vigliacchetto, mascalzone, diffamatore”.
I fatti sono questi:
Il giorno 19 agosto la giunta si riunisce in assenza del segretario comunale, sostituito dal dott. Ivano Vitale, e in 10 minuti (inizio seduta ore 19,10 conclusione ore 19,20) stabiisce una variante urbanistica. Il 21 agosto 2014 la delibera viene pubblicata sull’albo pretorio on line.
Nel documento mancano le motivazioni di tale atto e non vengono pubblicati gli allegati (gli elaborati tecnici che testimoniano gli interventi della variante e che sono da rendere pubblici obbligatoriamente).
Noi denunciamo dal nostro sito questo curioso deficit il 25 agosto e magicamente, solo dopo la nostra notizia, appaiono pubblicati gli allegati, questa volta a firma dell’ing. De marco e non visionabili per 15 giorni come nel caso della delibera, ma per 11 giorni e con uguale termine di visione fissato al 4 settembre: un rattoppo evidente di una sartoria mediocre su una veste ancora tutta da decifrare.
Lo sconclusionato, nel comunicato stampa del 28 agosto, dopo una serie di chiacchiere con salti di argomento, di tempo e di spazio, non vede nemmeno più a doppio, ma addirittura capovolge la realtà e termina il suo comunicato stampa insinuando che saremmo noi a “perorare la causa di alcuni privati”. Come al solito mancano le motivazioni che eventualmente mi spingerebbero secondo la sua logica a farmi paladino di interessi particolari e naturalmente finge di non sapere che io non solo non ho, nemmeno per assurdo, nessun interesse a perorare la causa di alcun chi e di alcun che nel contratto di quartiere, ma nemmeno conosco o intrattengo alcun tipo di rapporto con nessuno di questi. Io, che domando proprio di questi rapporti e che per queste domande devo sorbirmi le accuse più infamanti. Gli amministratori invece e il sindaco devono spiegarci se esitstono beneficiari particolari di queste varianti, imprese e studi tecnici che lavorano, proprietari di lotti. Sono tenuti a spiegarlo e a scrivere le motivazioni nelle delibere, ma evidentemente al nostro dispersivo sindaco questo non è chiaro. Per questo noi ci impegnamo a schiarirgli le idee.
Fatto sta che nel nostro articolo del 25 agosto, al cospetto, della delibera deficitaria chiedevamo ragione della variante e domandavamo (non insinuavamo, ma domandavamo, senza mezzi termini, in faccia, con alla mano documenti e relative omissioni di legge nella loro stesura) se dopo le “regalie della volumetria” fatte ai costruttori della maglia B 8/6”, ci trovassimo ora in presenza “di varianti tecniche per poter ancora una volta assegnare/transare lotti edificatori agli occupatori/assegnatari”.
C’era tutto lo spazio per una risposta approfondita, altrettanto parlata in faccia. Invece il manganellatore verbale ha dedicato alla risposta solo poche, adulterate righe, deficitarie almeno quanto la delibera in oggetto. Ha proclamato che la variante “prevede un aumento di volumetria esclusivamente per poter costruire case Popolari”, che “le volumetrie dei privati non si muovono di nulla rispetto al contratto originale”, che nella variante c'è lo spostamento [funzionale] di un’ area di servizio originariamente prevista lungo il prolungamento di via Siris” (si riferisce ad una pompa di benzina già abbastanza nota ai consigleri di opposizione e a quanto pare destinata a diventare famosa).
Il fatto è che, a parte lo spostamento dell’area di servizio, il resto è falso e coperto dalla nebbia di un discorso ubriaco: nella variante le case ad edilizia convenzionata non vengono previste ex novo, come vorrebbe far credere il comunicato stampa del sindaco, ma subiscono solamente uno spostamento di destinazione. Ciò che invece appare per la prima volta, ad esempio, è quanto testualmente segue: rimodulazione di lotti destinati ad edilizia commerciale/artigianale….con possibile realizzazione di tre piani fuori terra e destinazione fino al 50% dei volumi ad edilizia residenziale e/o direzionale. Dunque qualcuno mente quando afferma che l’unica variazione di volumi prevista nella delibera 101 riguardava esclusivamente l’edilizia popolare, mentre qualcun altro probabilmente, con non poca ragione, pretende di sapere perchè e chi gioverà di questi aumenti di volumetrie, il motivo della fretta e dei deficit di questa delibera.
Ignorante di quanto è scritto sullo stesso portale del Comune, alla voce “Pianificazione e governo del territorio”, Leone pensa ancora di poter governare con scarso impegno e senza conoscere le leggi. L'articolo 39 infatti cita testualmente: - “ Le pubbliche amministrazioni pubblicano i
piani territoriali, i piani di coordinamento, i piani paesistici, gli strumenti
urbanistici, generali e di attuazione, nonché le loro varianti; per ciascuno degli atti sono pubblicati, tempestivamente, gli schemi di provvedimento prima che siano portati all’approvazione; le delibere di adozione o approvazione e i relativi allegati tecnici. La pubblicità degli atti è condizione per l’acquisizione dell’efficacia degli atti stessi. “
Un cittadino ha o no il dovere di far sapere al sindaco le leggi che regolano un'amministrazione e ha il diritto di sapere quali imprese lavoreranno per queste varianti, quali rapporti intercorrono fra queste e gli amministratori, fra queste e i dirigenti comunali, quali sono le motivazioni reali dietro i proclami della politica?
Se il sindaco questo diritto vuole negarlo a furia di manganellate verbali, assurdi ostracismi o rissose ed ottenebrate argomentazioni a noi poco importa. Ce lo prendiamo lo stesso e andremo avanti finchè non sarà fatta luce. Così per le palme previste di piantare, così per le motivazioni stranamente non esposte in delibera, così per il parcheggio, così per l’intero contratto di quartiere e per l’intera urbanistica policorese. Insinuiamo? No, pretendiamo risposte … sobrie, precise, esaustive, non chiacchiere ubriache, con salti di tempo e di spazio.
Eh sì, perchè poi ogni volta, il nostro caro sindaco, pur di non dare risposte o di allontanare il dibattito dal centro dei discorso (non escludiamo nemmeno che il furbacchione voglia creare nuove polemiche per distrarre l’attenzione dalle notizie che usciranno a giorni riguardanti i salassi fiscali in arrivo, sui quali insieme ad diverse associazioni policoresi avevamo presentato strade alternative ignorate dall’amministrazione), rimesta, rimurgina, inventa, escogita, riprende qualche vecchia storia che non c’entra niente e su quella dirige l’attenzione, forse ritenendo che gli interlocutori siano offuscati dal suo stesso stordimento.
Così, cosa che non c’entra niente con la delibera di cui si sta parlando, per screditarmi, riprende una mia smentita ad un’affermazione su facebook e utilizza la mia lungimiranza nei confronti di qualche padre di famiglia e la mia prudenza civile nel non coinvolgere l’intero corpo dei vigili urbani (lo ribadisco: composto per la stragrande maggioranza da persone oneste e per bene) in uno scandalo immeritato, per compiere uno dei suoi soliti atti di sciacallaggio mediatico.
Non avendo poi proprio altre argomentazioni, dai fumi della sbornia del suo discorso, esce fuori un’altra volta quella mia famosa affermazione (ormai resa famosa dal gran parlare che ne hanno fatto soprattutto i Trenta) in cui non richiamavo all’utilizzo delle armi come dice il mistificatore, ma ricorrevo all’immagine di un improbabile imprenditore policorese armato (naturalmente e palesemente era un'immagine allegorica), per esprimere la rabbia e la disperazione di alcuni imprenditori salassati da tasse municipali improprie ed evitabili, verso cui il sindaco si era mostrato indifferente e ciarliero come al solito. Un’affermazione allegorica, espressa di impulso, di cui mi scusai immediatamente, ma che è stata amplificata e protratta per tanto tempo, nemmeno l’avessi impugnata veramente la pistola.
E anche in questo caso, è stato anche utile discuterne con i Trenta, ma diventa paradossale la stessa accusa di utilizzare irresponsabilmente le parole mossa da Rocco Leone, il manganellatore verbale, quello che fa proclami di isolamento. Ci fa sospettare di trovarci di fronte a veri e propri capovolgimenti di realtà o a delle vere e proprie allucinazioni, sentire uno che proprio per aver utilizzato materialmente le pistole (per scopi turpi) ha già pagato il suo dazio con la giustizia, fare la morale ad uno che aborra le armi di qualsiasi tipo. Veramente un bue inconsapevole e sconvolto che chiama cornuto un ciuccio come me. Un ciuccio che comunque, al contrario della bestia cornuta, ha se non altro l’umiltà di ammettere i suoi errori e la forza di chiedere scusa quando sbaglia, nonostante sia cosciente di trovarsi in mezzo a sciacalli che prima o poi approfiterranno della sua onestà.
Ivano Farina, coordinatore ass. Karakteria
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