venerdì 22 novembre 2013

Nucleare-Itrec: la Saipem si occupa anche di scorie nucleari ?



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No Scorie Trisaia aveva chiesto invano a mezzo stampa all’ex presidente De Filippo mesi addietro di conoscere se la Saipem si occupa anche di scorie nucleari in Basilicata. Da nota Sogin apparsa mesi fa sulla stampa la Saipem (società collegata a Eni) si è aggiudicata come impresa capogruppo del RTI Gencantieri Spa e Sicilsaldo Srl in qualità di mandanti, l’appalto per la costruzione e la realizzazione dell’impianto di cementazione del prodotto finito e dell’edificio deposito per lo stoccaggio temporaneo di manufatti cementati/cask per un valore dell’appalto di 40.554.134 presso l’impianto nucleare Itrec della Trisaia. In parole povere l’impianto che dovrà solidificare i liquidi ad alta attività custoditi all’Itrec, frutto del riprocessamento delle 20 barre di Elk River con la costruzione del relativo capannone di tutto l’impianto. Lo stesso impianto ICFP per cui abbiamo chiesto con ns. osservazioni al Ministero dell’Ambiente la dismissione e il trattamento come rifiuto dopo le lavorazioni di solidificazione del prodotto finito all’Itrec, per impedire un utilizzo successivo e far sì che l’Itrec diventi un'area di trattamento di rifiuti nucleari con il deposito nazionale di scorie nucleari.
Da qui nasce nuovamente la stessa domanda che rifacciamo al neo eletto presidente della regione Basilicata Pittella: le società petrolifere cui la Regione Basilicata ha dato sempre la propria fiducia e il proprio appoggio si occupano anche di trattamento scorie nucleari?
A dieci anni da Scanzano purtroppo in Basilicata la trasparenza sul nucleare è andata sempre a ridursi nei tavoli della trasparenza regionale del nucleare che sono scomparsi lentamente e/o che si sono ricomposti solo nel caso di gravi situazioni accaduti sul territorio. Vedasi il caso del trasporto nucleare di materiale radioattivo americano del 29 luglio 2013, avvenuto sotto gli occhi increduli di tanti giovani che animavano in piena estate la movida policorese.
Contrariamente a quanto fanno invece le altre regioni nuclearizzate italiane dal Piemonte alla Campania, dove il tavolo di trasparenza sul nucleare è convocato con regolarità. Sull'Itrec le comunità non sanno assolutamente più nulla di com’è realizzato il decommissioning (la messa in sicurezza del sito), su come sono eseguiti i lavori e su chi li esegue.
Né c’è stata alcuna risposta istituzionale alle richieste di Noscorie Trisaia sul caso dei rifiuti nucleari americani in Italia che a inizio novembre 2012 sono stati riportati negli Stati Uniti dall’amministrazione Obama ad esclusione proprio delle barre di Elk River custodite all’Itrec di Rotondella. Situazione ampliamente ignorata dai parlamentari lucani, il cui interesse per il decommissioning si soffermò all’epoca più sui posti da precario di netturbino nucleare o sui manufatti di cemento da realizzare nell’impianto Itrec, che sulla salute delle popolazioni e la tutela del territorio.
Non sappiamo più nulla del monitoraggio ambientale sull’impianto nucleare lucano e sulla ns. richiesta ai tavoli della trasparenza di ridurre i limiti di emissione alla fonte dei radionuclidi che potrebbero interessare le popolazioni durante le fasi del decommissioning (legge regionale sui limiti di emissione).Stesso discorso per l’indagine epidemiologica sul territorio e per il piano di comunicazione delle attività di decomissioning previsto dagli ultimi V.I.A. Ministeriali sui lavori all’Itrec.
Nel ricordare alle istituzioni che i lavori del decommissioning sono fatti con soldi pubblici pagati dai contribuenti in bolletta elettrica, rinnoviamo l’invito alle istituzioni regionali e ai sindaci del territorio, quali primi responsabili della salute pubblica, di attivarsi per creare non solo i tavoli della trasparenza nucleare a livello locale, ma un rapporto con il territorio diverso, trasparente e partecipato sulla questione nucleare.

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